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L’Italia, Equitalia ed il prezzo della benzina: capire per difendersi

L’Italia, Equitalia ed il prezzo della benzina: capire per difendersi

Autore: Emilia Urso Anfuso
Data: 13/05/2012 17:51:53

 

Tira che ti tira, la corda prima o poi si sa, si spezza. Non devono averla pensata così tutti coloro che, succedutisi nei vari governi degli ultimi decenni, hanno invece creduto  di poter profittare sempre più di una popolazione – la nostra – che sembrava difatti addormentata, al punto da far destare sospetti ambigui sul come la nazione, l'opinione pubblica, assorbisse e metabolizzasse i troppi avvenimenti contrari alla democrazia e spesso all'etica.

Per anni, crisi o non crisi, l'italiano medio ha fatto da spettatore. Spesso totalmente sopraffatto dagli eventi e con un andamento del tutto fermo, bloccato, quasi come non fosse nella possibilità di destarsi da un incubo di giorno in giorno più nero e travolgente.

Così, per anni, costoro – la cosiddetta casta – hanno operato diligentemente seguendo un progetto più o meno prestabilito al fine di radere al suolo quel poco rimasto in fatto di equità, dignità, spirito sociale e civico. Ed anche di democrazia, libertà, sostegno alla popolazione. Un giorno un taglio a qualcosa di socialmente utile. Un giorno un altro. Il mese successivo un aumento dei privilegi al gruppetto esiguo di detentori di un potere ambiguo.

Sta di fatto che, come mi disse pochi anni fa un amico trapiantato ormai da decenni in Canada dove ha fatto grande fortuna, gli italiani sono stati "cotti a fuoco lento, come si fa con le rane". La rana resta viva fino all'ultimo, poiché il fuoco – appunto – viene mantenuto al minimo e l'acqua così facendo, scalda pian piano il povero animale fino a farlo morire. Poco a poco.

Aveva pienamente ragione. Ma vi sono anche altre ragioni che sfiorano spesso l'irragionevolezza di un popolo costretto a subire le ingerenze di una classe dirigente più avvezza al controllo totale travestito da democrazia che allo sviluppo sociale ed economico per tutta la nazione.

La creazione di un mostro come Equitalia, ne è un esempio. Lo Stato, che dovrebbe essere amico e punto di riferimento per i cittadini, diviene l'incubo peggiore per tutti. Una minaccia. Il sintomo estremo di un qualcosa che non va e che non può andare avanti all'infinito.

Colpo di mano di uno Stato che tutto toglie ed intende sottrarre, che scandagli i piccoli tesori di famiglie comuni, e si distrae invece dall'osservare copiosi risparmi di famiglie sempre meno comuni.

Di Equitalia sembra esser stato detto tutto. Io stessa ho combattuta la mia battaglia contro l'inequità nascosta in un nome equo. Denunciandone le vessazioni, le irregolarità e le leggi sempre più a sostegno dell'agenzia di recupero e sempre meno in aiuto dei contribuenti.

E' bene però, non perdere di vista alcuni punti, oggi che le cronache ci riparlano di molotov lanciate contro le sedi di Equitalia e di persone che, giunte all'estremo atto del suicidio, indicano in Equitalia il motivo del danno che li ha portati a tanto. In queste ore in cui le colpe si rilanciano di mano in mano: colpe di cui nessuno vuole essere detentore.

Non bisogna infatti dimenticare che, ad esempio, Equitalia è stata ed è ancora, una impresa che troppo spesso lavora nel torbido mondo delle irregolarità. Sono ancora tante infatti le cartelle inviate ai contribuenti, che nella migliore delle ipotesi sono già cadute in prescrizione. Nella peggiore delle ipotesi invece, si tratta di gabelle già pagate ma che il contribuente di turno si ritrova a dover ripagare per il solo fatto magari di non aver avuto l'idea di conservare religiosamente ogni conferma di pagamento fatta a suo tempo.

E non dimentichiamo come, nel corso degli anni, i bilanci – sgarrupati - di tanti Comuni hanno profittato dei servizi di Equitalia, per reimmettere nel calderone multe e tasse non esigibili ma rese tali dall'armata di Stato che pretende senza mai disporsi ad un confronto.

Come dimenticare poi, l'affezione di tante grandi imprese nei confronti dell'amica Equitalia che prontamente stralcia, nasconde e sotterra mostruose entità di contributi mai pagati da chi ha il pregio d'essere vicino aduna casta che piuttosto sembra una banda di delinquenti pronti a tutto pur di vedere scorrere sangue di gente onesta e mai il proprio?

In ultimo, ma non per finire, i tanti emendamenti nascosti in Decreti Legge insospettabili, illeggibili ai più e di conseguenza, sconosciuti. Come quell'abbassamento da 8.000 a 5.000 euro attraverso il quale si è potuto effettuare pignoramento di immobili ad ignari contribuenti derubati di tutto. Il DL è il decreto "anti crisi" del 2009. Dl 2/2009 in cui, all'articolo 32 comma 7 trovate l'oscuro e misconosciuto misfatto.
E sia chiara una cosa: se per l'industria farmaceutica il cliente migliore è e resterà sempre un malato da curare, per Equitalia è la stessa cosa: si nutre di debitori invasi non solo da debiti reali, ma spesso da falsi debiti ed enormi e cospique fette di interessi. Per lo Stato/Equitalia dobbiamo continuare ad essere debitori...

In queste ore di crisi, non tanto economica quanto di sistema, si inneggia da più parti all'abbattimento dell'impresa di Stato fra le più odiate ed inique che mai l'Italia abbia dovuto subire. ;a vorrei far riflettere su un punto: non sarà l'uscita dalle scene di Equitalia a cambiare le sorti ed i sonni degli italiani, bensì una riforma totale e veramente equa dei sistemi del recupero dei crediti statali.

E' del tutto inutile infatti, abbattere il "mostro" se poi all'atto pratico cambiano solo i detentori del potere assoluto.

Innanzitutto, sarebbe bene differenziare fra coloro che sono solo morosi per evidenti criticità economiche da coloro che – evidentemente – sono a tutti gli effetti evasori e quindi non in sofferenza.

Inoltre, ristabilire un contatto terreno fra agenzia del recupero dei crediti e cittadini, che credo non debba ricordare che sono non solo il carburante della nazione ma l'unico motivo per cui esiste LA nazione. E per cui esistono caste e contro caste. Elemento fondamentale volutamente ignorato da tutta la dirigenza nazionale e troppo spesso, persino dalla cittadinanza.

Ora che troppi veli sono caduti, ora che si è giunti alla consapevolezza che la macelleria sociale è il solo scopo di chiunque assurga ai posti di "comando", ora che loro stessi temono per la propria incolumità, è bene fare mille passi indietro, prima di cadere nell'inferno della guerra civile che non può che far tornare indietro il Paese di decenni.

Fateci caso: d'improvviso, dopo mesi e mesi di aumenti insensati dei carburanti per autotrazione, ecco che il prezzo cala. E di un bel po'. Anche su questo punto, c'è da riflettere. Perché gli aumenti fino ad oggi operati, non erano confortati dal parallelo aumento del greggio. "Semplicemente" alzavano l'asticella come fosse il grilletto di una pistola puntata in faccia senza ritegno.

Quando i primi atti di ribellione hanno fatto intendere essere preludio della guerra civile, ecco che il prezzo dei carburanti cala. Senza rendere comunque alcun servizio ai cittadini. Perché oggi vedere che un litro di benzina costa circa 1,73 euro ci sembra un buon prezzo. E non ci rendiamo conto che, 1,73 centesimi, considerando anche accise e contro accise che gravano alquanto sul prezzo finale, è un costo ancora troppo alto, solo che lo percepiamo come grandemente abbassato.

Avete presente ciò che si fa quando un anziano un po' sordo pretende di tenere il volume del televisore al massimo? Si alza del tutto e poi lo si abbassa di un poco: in questo modo, l'anziano è certo di avere il volume al livello per lui ottimale, e non si accorge di esser stato preso in giro…

 


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